Arthur e Max

Capitolo 1

Arthur

Anche se non avrei dovuto lamentarmi, avevo certe… esigenze, ed ero stufo marcio di vedere il quadretto amoroso di Lior e del suo Felix, sempre perfetti e ubriachi di sesso mentre l’amore che ricevevo io era pari a zero.

E, per amore, intendevo sesso.

E, per sesso, intendevo una scopata degna di questo nome.

Perché, come ho detto, avevo certe esigenze.

Essere al matrimonio dei Wilde e vedere quei due dolci vecchietti rinnovare le loro promesse eterne era stato un sogno. Era troppo bello per essere vero: stavano festeggiando oltre quarant’anni vissuti insieme, profondamente innamorati.

Trascorsi la cerimonia sull’orlo di un inappropriato crollo emotivo, ma mi distrassi con successo pensando all’incredibile vino che Felix mi avrebbe offerto di nascosto al ricevimento. Non si era ancora abituato ad avere un valletto e mi trattava più come un fratello. Anche se in genere cercavo di limitare i suoi tentativi di essermi amico in pubblico, quando si trattava di vino non ero certo orgoglioso e avrei accettato qualunque relazione amichevole volesse creare. Il giorno in cui Lio mi aveva spiegato che saremmo andati a Napa per un matrimonio, mi ero concentrato solo sulla destinazione.

Al diavolo le sciocchezze del matrimonio. Volevo assaporare le cose belle.

Quando i Marian e i Wilde erano ormai pronti per andare a letto, in tutti i sensi, anch’io ero felicemente brillo. Ed ero anche… voglioso.

Forse dovrebbe esistere una parola migliore per definire come mi sentivo, oltre ad “arrapato”, visto quanto sembrasse poco elegante.

Ma, santo cielo, ero costretto a stare in una stanza con decine di bellissimi uomini gay, cos’altro mi aspettavo che accadesse? Era come portare James Bond a Monaco e impedirgli di giocare d’azzardo. Ingiusto e innaturale. 

Avevo subito messo gli occhi su un bel ragazzo con le fossette, che si rivelò essere uno dei cugini di Felix. Naturalmente non avrei mai dato seguito alla mia attrazione per quell’uomo, ma mi godetti il panorama il più possibile.

Era piuttosto basso, con una muscolatura snella, e lo sapevo solo perché l’avevo visto correre su un sentiero indossando leggings e maglia aderente. Tra i suoi riccioli neri come l’inchiostro si intravedevano gli auricolari bianchi, mentre metà della sua maglietta si era sollevata, rivelando parte di un sedere lussurioso che mi faceva prudere le mani… per le stesse esigenze sopracitate.

Più tardi, il gruppo dei Marian e dei Wilde si riunì nell’atrio per un cocktail party improvvisato e sentii qualcuno chiamarlo Max. Ero stato tentato di chiedere qualche informazione a Felix, ma alla fine mi ero trattenuto. Il povero Felix era distratto e ansioso perché doveva celebrare il matrimonio dei suoi nonni, quindi non volevo causargli altro stress.

E il valletto che sbavava per l’adorabile cugino era una sciocchezza di cui Felix non aveva bisogno, quando due degli uomini più importanti della sua vita si stavano preparando a rinnovare la promessa di amore eterno.

Così chiesi a Sassy Wilde… e ne sentii delle belle.

Sembrava che, come me, il dolce Max Wilde fosse stato sfortunato in amore come me: oltre a essere stato vittima di bullismo da adolescente, il suo ragazzo del college gli aveva spezzato il cuore e da allora, almeno secondo sua cugina Sassy, aveva respinto ogni tentativo di corteggiamento.

Quindi avevo una piccola possibilità di fare sesso occasionale con quell’uomo adorabile senza che volesse qualcosa di più.

Avevo più di quarant’anni e stavo diventando un po’ troppo vecchio e testardo per prendere in considerazione qualcosa di serio. E poi, che razza di uomo si sarebbe voluto trasferire con me nel palazzo reale? No. Dovevo semplicemente soddisfare un bisogno.

E se avessi bevuto un altro bicchiere di vino, forse sarei stato così stupido da farlo con un Wilde.

Capitolo 2

Max

Quando vidi Arthur per la prima volta, pensai che fosse una star del cinema. Forse un amico della zia Jackie o un conoscente famoso dei Marian. Era bello in modo maturo, con i capelli sale e pepe e le rughe ai lati degli occhi. Poi ricordai: me ne aveva parlato Felix.

Era il valletto del re, ovvero si occupava degli affari personali del marito di Felix. Il che significava che viveva in Europa, nientemeno che in un castello. Molto, molto al di fuori della mia portata.

Ma era dannatamente sexy.

E io mi sentivo tristissimo per via dell’ennesimo matrimonio Wilde in cui non avevo assolutamente nessuna possibilità di essere lo sposo.

“Io bisognare alcol,” mormorai a nessuno in particolare.

“Max è arrivato alla fase in cui non coniuga più i verbi,” gridò Hallie trionfante. “La adoro!”

“Non… cosa loro dire? Non sapere cosa significare “verbi”,” ammisi.

“Shh,” disse Hallie, passando le sue dita sottili tra i miei capelli. La piacevole sensazione delle sue unghie sul cuoio capelluto mi fece rilassare. “Tesorino volere grattini testa.”

“Tutti potere fare sesso,” mi lamentai. “Max non potere.”

Hallie disse qualcosa a uno dei suoi fratelli e in pochi istanti mi spinse una bottiglia d’acqua tra le mani. “Bevi, tesoro.”

Così feci. Non potevo che obbedire. Quando la svuotai, mi porse un altro bicchiere di vino, dal colore sospettosamente chiaro e con un sapore molto simile all’acqua.

“Cosa essere?” chiesi, studiandolo.

“Pinot Aqua. È nuovo.”

“Ah.” Lo trangugiai, anche se non era gustoso come l’altra roba. Dopo un po’ mi resi conto che mi aveva preso in giro. “Ora per colpa tua non sono più brillo.”

Hallie sollevò un sopracciglio dalla forma perfetta. “Allora spero che domani mi incolperai anche per la mancanza dei postumi della sbornia.”

“Mpfh.” Ero abbastanza sobrio da rendermi conto che se la stavano spassando tutti… tranne me. “Wah,” aggiunsi per buona misura.

Mentre guardavamo gli uomini che si gettavano il partner sulle spalle per fare la camminata della vergogna, la tensione sessuale nella stanza si faceva… densa come… bah.

Ora non riuscivo a smettere di pensare alle cose dense. Volevo delle cose dense. Guardai il bellissimo uomo in abito da sera in piedi contro una parete lontana. Arthur irradiava calma e pazienza. Mi chiesi quante volte avesse dovuto stare a guardare un gruppo di persone ubriache fradice col culo in aria.

Culo. 

Feci dondolare la testa avanti e indietro, aprendo prima un occhio e poi l’altro per vedere se riuscivo a intravedere il suo fondoschiena, ma mi sorprese a guardarlo.

Gemetti e mi sfogai per sbaglio ad alta voce. “Per l’amor di Dio, c’è qualche gay disposto a buttarmi in spalla e a portarmi a letto?”

Gli occhi di Arthur si accesero. Quasi al rallentatore, si allontanò dal muro e si piegò in un inchino formale.

“Signore, mi permetta.”

Sembrava uscito da un film. Si avvicinò e mi prese in braccio, dimostrando a tutta la sala che l’età non gli avrebbe certo impedito di portarmi in giro come se non pesassi niente.

“Ehi,” strillai quando mi gettò sulle sue spalle. “Oddio, sta succedendo davvero?”

Profumava di soldi. Non un mucchio sporco di banconote accartocciate, ma una fragranza elegante e antica formulata appositamente per il mio cuore. O per il mio cazzo. O qualcosa del genere.

“Sì,” dissi piano contro la sua schiena coperta dal cappotto. “Sì, grazie.”

“La tua stanza o la mia, ma crevette?”

Parlavo francese, ma mi chiesi se ricordassi male la parola per dire “cravatta”. 

Il mio cervello prese a scegliere in quale stanza saremmo dovuti fuggire. “Ehm… io… eh?”

Mosse la mano calda sul retro della mia coscia fino al sedere, come se stesse saggiando il premio vinto in una fiera. Presi coraggio e misi anch’io le mani sotto la sua giacca, sentendo i suoi glutei sodi sotto la lana liscia del suo vestito. Nel momento in cui li afferrai, si contrassero.

“Gesù santo,” gemetti. “È… un bel paio di… muscoli.”

La sua risatina leggera mi fece desiderare di vedere il suo volto, così fui felice quando entrò in una camera e mi posò sul pavimento di fronte a lui. Gli occhi di Arthur erano intensi e puntati direttamente sui miei.

“Ciao,” disse dolcemente. “Sono Arthur Biancheri.”

Il mio cuore batteva forte. “Max Wilde.”

“Mi permetti di portarti a letto, Max Wilde?”

“Ti prego.” Mi uscì un gracidio graffiante, così mi schiarii la gola e riprovai. “Mi piacerebbe più di ogni altra cosa.”

Le mani di Arthur si infilarono tra i miei capelli. Chiusi gli occhi e mi lasciai sfuggire un sospiro. Mi aspettavo la sua bocca sulla mia, il nostro primo bacio, ma non fu così.

Le sue mani si spostarono sul mio colletto e iniziarono ad aprirmi la camicia, mentre le sue labbra mi sfioravano la guancia fino all’orecchio; il suo respiro caldo era sulla mia pelle.

Je te veux,” mi sussurrò all’orecchio.

Voglio.

“Oddio,” sussurrai.

T’embrasser…”

Baciarti.

Le sue labbra mi sfiorarono il collo, la punta della sua lingua assaggiò la clavicola e risalì fino all’altro orecchio.

Te toucher,” mormorò.

Toccarti.

“Arthur,” mugolai. “Ti prego.”

“Cosa vuoi, ma crevette?”

“Baci.”

Le labbra di Arthur mi accarezzarono la mascella prima di stuzzicarmi la bocca. Quando alla fine si abbandonò a un bacio appassionato, sentii il profumo di vino bianco e uomo sexy. Che combinazione inebriante.

Mi abbandonai contro di lui mentre la sua bocca esplorava e stuzzicava; le sue mani si muovevano per afferrarmi la schiena e il collo per tenermi stretto. Mi sentivo completamente preso dal desiderio e dal bisogno. Il mio cazzo pulsava contro la parte anteriore dei suoi pantaloni, ma ogni volta che cercavo di premere i fianchi contro di lui, si spostava. 

Volevo accelerare i tempi e spogliarlo il prima possibile. Dopo avergli tolto la giacca, gli sciolsi la cravatta e cominciai a slacciare disperatamente i bottoni.

“Troppo piccoli. Aiutami,” implorai. “Non posso… le mie dita non funzionano.”

Il sorriso di Arthur era indulgente. “Lascia fare a me. Finisci di spogliarti e stenditi sul letto, bellezza.”

Mi liberai dei vestiti come se stessero andando a fuoco e mi buttai sul letto immacolato dell’hotel. Sembravo una stella marina nuda, pronta e disponibile. Mi mancava solo un distinto valletto che salisse sopra di me e mi sbattesse sul materasso.

Dopo aver rivolto una preghiera particolarmente educata ma faticosa agli dèi del lubrificante e dei preservativi, guardai Arthur per capire come mai ci stesse mettendo tanto.

“Hngh,” farfugliai appena lo vidi in piedi, nudo e splendente. Quell’uomo era in forma e aveva il cazzo di un pornoattore… cioè, se avessero avuto dei bei cazzi giganti non circoncisi. Cosa che avevano. “Nnnngh.”

“Accettabile?” stuzzicò. “Non hai intenzione di buttarmi fuori?”

“Gnfh,” dissi facendogli un segno con la mano per dire “dammi quel cazzo.”

Strisciò sul letto e lasciò dei baci a bocca aperta dalla caviglia all’interno della coscia, facendo scorrere le mani calde sui polpacci, sulle cosce e sui fianchi fino a raggiungere il mio cazzo eretto.

“Sei ubriaco, Max?” mi chiese, incontrando i miei occhi. 

Sapevo cosa mi stava chiedendo e volevo che non ci fossero equivoci sul mio consenso. “Prima sì, ma non più. Ok, forse sono ancora un po’ ubriaco, ma so esattamente cosa sto facendo, Arthur. Lo voglio. Te lo assicuro.”

Annuì e sorrise, il che non fece altro che accentuare le rughette vicino ai suoi occhi, accrescendo il mio desiderio. Quell’uomo era sexy da morire.

Dopo aver stuzzicato con la bocca tutta la base del mio cazzo, finalmente lo prese in bocca.

“Dio, sì,” gridai, mentre in realtà avrei voluto ripetere in loop: “Succhialo, succhialo, per l’amor di Dio, succhialo.

Feci scorrere le dita tra i suoi folti capelli, godendomi le poche onde sfuggite ai prodotti per lo styling che ci aveva messo. Volevo sconvolgere quel valletto immacolato e vederlo arrossato e dissoluto per avermi scopato con forza.

Mentre si muoveva sul mio cazzo, stuzzicando la punta con la sua lingua talentuosa, gettai la testa all’indietro in preda al piacere.

E per poco non svenni sbattendo la testa sulla testiera del letto.

Capitolo 3

Arthur

Sentii un botto e alzai lo sguardo. Le lacrime riempirono improvvisamente gli occhi di Max e traboccarono sulle sue guance arrossate. Mi resi conto che si era fatto male con la testiera del letto.

“Cavolo,” dissi, avvicinandomi per esaminargli la testa. “Piccolo, cos’è successo?”

I suoi bellissimi occhi scuri incontrarono i miei. Le sue ciglia erano di un nero intenso, bagnate di lacrime lucenti. “Ho sbattuto la testa come un idiota.”

“Oh, tesoro,” mormorai dando un’occhiata alla sua nuca. “Mi dispiace tanto.”

“Sono così stupido,” disse tirando su con il naso. Scostai la sua mano e cercai con delicatezza il bernoccolo. Ovviamente, se ne stava formando uno. Mi alzai dal letto e cominciai a vestirmi. Mi guardò con gli occhi umidi. “Dove stai andando?”

“A prendere del ghiaccio. Ci metto poco. Mettiti sotto le coperte e stai al caldo, ok?”

“Mi dispiace,” disse ancora. “Ho rovinato tutto.”

Gli sorrisi e mi avvicinai per baciargli la fronte, prima di prendergli il viso e costringerlo a guardarmi. “Non hai rovinato nulla. Mi piace prendermi cura delle persone. Lascia fare a me.”

Annuì con riluttanza, così presi la chiave magnetica e il secchiello prima di andare alla ricerca di una macchinetta del ghiaccio. Una volta trovata, tornai in camera e preparai un impacco con un asciugamano. Quando mi sedetti accanto a lui sul letto, si appoggiò subito al mio fianco. Dopo esserci sistemati, lui era sdraiato di lato con la testa sulle mie ginocchia. In questo modo potevo tenergli il ghiaccio sulla sua testa.

“Come sei diventato valletto?” chiese Max. “Hai detto che ti piace prenderti cura delle persone. È così che…”

“In realtà è una sorta di ruolo ereditario,” spiegai. “Anche mio padre e mio nonno erano al servizio della monarchia. Quindi per me è stato un percorso naturale.”

“Hai fatto un tirocinio o qualcosa del genere?”

“Più o meno. Sono stato mandato in collegio e all’università per ricevere la stessa educazione di Lior. Il mio lavoro è molto diverso da quello del domestico ma, anche se molti compiti sono sovrapponibili, contribuisco a gestire la sua vita in modi che la gente non si aspetta. Ecco perché devo avere un alto livello di istruzione. I valletti spesso passano molto tempo con i membri della famiglia reale, quindi abbiamo una certa influenza su di loro. Per questo motivo, gli standard di istruzione e integrità sono molto elevati. Almeno, così si fa nel nostro Paese.”

“Wow, non ne avevo idea. È davvero interessante. Ti piace?”

Non riuscivo a tenere le mani lontane dai suoi capelli scuri e ricci. “Mi piace. Soprattutto perché voglio bene a Lior come a un fratello e semplificargli la vita mi rende felice.”

Max si girò per guardarmi. Era così carino e sexy che quando mi guardava il mio cuore batteva all’impazzata.

“È una cosa dolce,” disse. “Anch’io mi sento così con la mia famiglia.”

Gli scostai i riccioli dalla fronte, ma ricaddero non appena allontanai la mano. “Cosa fai nella vita?”

“Faccio la tata.” Arrossì e abbassò gli occhi, come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi.

Gli sollevai il mento con un dito. “È fantastico. I bambini devono adorarti.”

Il suo sorriso era autoironico. “Mi amano perché sanno rigirarmi come un calzino. Nonostante tutti i corsi sulla prima infanzia che ho frequentato all’università, mi sciolgo quando uno di loro fa tremare il mento.”

“Un giorno vorresti avere dei bambini?”

Max scrollò le spalle. “Non lo so. Probabilmente no. Mi piace poter andare via alla fine della giornata. Sembra terribile, lo so, ma ho dei sogni che non includono i bambini.”

“Tipo?” Mi spostai in modo che fossimo sdraiati uno di fronte all’altro. Gli strinsi la mano e giocai con le sue dita.

“Voglio viaggiare. Amo la storia e l’arte. Felix mi ha parlato tanto di Castel Gadleigh e voglio vedere dei posti come quello, capisci?”

Annuii e sorrisi. “È fantastico. Mi piacerebbe mostrartelo. Sono sicuro che anche a Felix farebbe piacere. Perché non sei mai andato a trovarlo?”

Arrossì e abbassò di nuovo lo sguardo, cosa che onestamente mi fece indurire il cazzo in modo inopportuno. Non potevo farne a meno: era così dolce e delizioso… 

“Voglio qualcuno con cui condividerlo. E io…” Scrollò le spalle. “Non esco con nessuno. Ho avuto delle brutte esperienze, quindi…” Scrollò di nuovo le spalle. “Comunque, un giorno lo vedrò.”

Il cuore mi si strinse nel petto. Mi avvicinai e lo baciai dolcemente, dicendogli senza parole che era degno di essere amato.

Dopo essere rimasto senza fiato a furia di baciarlo, mi allontanai. “Resterai con me stanotte, crevette?”

“Non significa cravatta?” chiese. Aveva gli occhi lucidi e le labbra gonfie per i baci.

Cravate è “cravatta”. Crevette è…” Lo guardai, chiedendomi se si sarebbe offeso. “Gamberetto.”

Max sorrise e si chinò a baciarmi di nuovo, mormorando qualcosa su come gli uomini sexy possano far sembrare sexy ogni parola. Non ci feci caso perché ero troppo impegnato a notare che il dolore di prima era sparito dai suoi occhi. Mentre ci baciavamo, avvolsi le braccia intorno a lui e lo tirai su di me, girandomi sulla schiena e stringendolo con le mie gambe.

Era eccitato, e la punta del suo cazzo lasciava una scia appiccicosa sul mio stomaco mentre si strusciava su di me. Strinsi il suo splendido culo tra le mani e mi resi conto di essere un bastardo egoista. Come potevo volerlo scopare dopo che si era spaccato la testa solo un attimo prima?

“Sto bene,” mormorò contro la mia bocca. Quel diavoletto riusciva a leggermi nel pensiero. “Ti prego. Ti voglio, Arthur.”

Feci scorrere le mani su di lui, sulla sua schiena snella e sulle sue spalle morbide. Lo afferrai di nuovo per le chiappe lo tirai a me.

“Posso…”

Mi interruppe. “Sì! Sì. Qualunque cosa tu stia chiedendo, la risposta è sì.”

Sorrisi e mi abbassai per mordicchiargli il collo, prima di girarlo sulla schiena e tornare al suo cazzo per riprendere il piacere orale che gli stavo dando prima che sbattesse la testa. Quando cominciò ad ansimare e a implorare, non riuscii più a trattenermi.

Volevo entrare dentro di lui.

Capitolo 4

Max

Sinceramente, mi rendevo conto di essere un po’ una puttanella già di mio, certo, ma stare con Arthur mi fece perdere completamente il senno. Lo implorai di scoparmi, mugolando come un pazzo affamato di sesso.

Mi succhiò il cazzo come un vero esperto, ma non era quello che volevo da lui. Lo volevo dentro. Volevo sentirmi pieno e unito a lui, e poterlo guardare negli occhi mentre si spingeva dentro di me.

“Ti prego,” dissi di nuovo. “Arthur.”

“Sei così bello in questo momento, tesoro. Tutto rosso e selvaggio. Guardati,” mormorò Arthur mentre mi baciava il collo. Quell’uomo sapeva esattamente i punti giusti su cui concentrarsi per farmi girare la testa.

“Scopami,” dissi, ansimando come un cucciolo sovraeccitato. “Ho bisogno che entri dentro di me. Ho bisogno di te, ho bisogno di te.

“Shh. Ci penso io, ma crevette. Je t’ai.”

Ci penso io a te.

Gemetti di nuovo e chiusi gli occhi accettando il mio destino. Attendere. Potevo farcela.

Mentre mi concentravo sulla sensazione delle sue labbra morbide, sul delicato raschiare dei suoi baffi, doveva aver in qualche modo evocato un po’ di lubrificante, perché all’improvviso le sue dita entrarono nel mio buco, umide ed esigenti.

Cercai di dire qualcosa del tipo “sì, ti prego,” ma mi uscì più che altro un verso confuso. La risata sexy di Arthur mi riscaldò.

Le sue dita girarono e stuzzicarono fino a quando, alla fine, si strinsero e fecero in modo che il mio corpo si adattasse. Mi mossi sotto di lui, godendomi ogni secondo.

Quando finalmente Arthur iniziò a penetrarmi con il suo grosso cazzo, sussultai. Avevo le ginocchia piegate verso il viso e le mie mani esploravano ogni centimetro del suo petto ricoperto da giusto un po’ di peluria.

“Continua. Sei fantastico,” gli dissi, concentrandomi abbastanza da incontrare i suoi occhi. “È bellissimo averti dentro di me, Arthur.”

Il suo volto si addolcì. Quando mi guardava così, mi sentivo il tesoro più amato al mondo. Non potevo immaginare come sarebbe stato essere il suo compagno, l’uomo che amava. Anche essere a letto con lui per una sola notte era incredibile e mi faceva sentire invincibile.

Strinsi gli occhi per una frazione di secondo quando iniziò a far leggermente male, e lui si fermò immediatamente.

“Respira, tesoro.”

Gli presi il viso tra le mani. Era così dolce, così gentile. “Va tutto bene. Continua.” Avvolsi le gambe intorno a lui per farlo entrare ancora di più.

Quando ricominciò a muoversi, si chinò a baciarmi. La sua lingua entrò nella mia bocca proprio quando il suo cazzo stuzzicò la mia prostata, facendomi esplodere.

“Buon Dio, fallo ancora,” lo implorai. “Oh Dio. Arthur, cazzo.”

Si spinse dentro di me con velocità crescente mentre gridavo e mi aggrappavo a lui. 

Tu est mon fantasme devenu réalité.” 

Sei la mia fantasia che prende vita.

La sua voce arrivava a malapena alle mie orecchie, ma quando lo faceva, ne sentivo il tono affettuoso e amorevole. Ero posseduto e coccolato allo stesso tempo.

Arthur,” gridai mentre sfiorava di nuovo la prostata. Il mio cazzo era durissimo e mi gocciolava sullo stomaco. Non appena urlai il suo nome, si allungò e cominciò masturbarmi a tempo con le spinte. Era una sensazione stupenda.

“Ah, cazzo. Cazzo,” ansimai, venendo in getti caldi su tutta la sua mano e sul mio stesso stomaco. Le scosse del mio corpo mi tolsero il respiro, ma quando finalmente ripresi fiato, sentii Arthur grugnire prima di chiamare il mio nome.

Dopo il suo orgasmo, Arthur mi fissò con lo sguardo intenso. Eravamo entrambi ancora ansimanti, ma sembrava che qualcosa tra di noi stesse cambiando. Non mi era sembrata una scopata anonima e veloce. 

Avevo iniziato sperando semplicemente di fare sesso. Ma ora… ora volevo passare la notte con lui, accoccolarmi contro il suo corpo sexy e forte e dormire protetto dalle sue braccia.

Mossi l’indice lungo la sua mascella. “Tu… che… non so cosa dire.”

Per favore, non farmi andare via.

Arthur continuò a studiarmi per un attimo prima di parlare. “Non ne ho avuto abbastanza di te, ma crevette. Dovrai restare con me finché non sarò soddisfatto.”

Ma non accadde mai.

Così, quando la mattina seguente Felix e Lior annunciarono di voler avere dei figli al più presto e fecero una battuta sull’assumermi come tata, non sembrò uno scherzo, ma un segno del destino.

E fu così che rimasi con Arthur per sempre.